23 Dicembre 2000. classica giornata invernale nel porto di Genova. Questo era il mio secondo viaggio in Africa in direzione del Gran Erg Orientale in Algeria. Piu' o meno sapevo cosa cercare e non ho fatto fatica a capire chi fossero i componenti del mio gruppo. Subito ho incontrato Enrica (comionessa italiana motorally) che aveva viaggiato con me l'anno prima ed era subito come aver ritrovato vecchi amici... ero gia' in vacanza!

Premetto che quello che sarebbe successo durante i giorni successivi non era facilmente immaginabile ed avrebbe tinto il viaggio di un colore un po' triste e ci avrebbe fatto vivere l'amara esperienza dell'avere bisogno di soccorsi in pieno deserto... comunque andiamo con ordine

Quest'anno il trasferimento da Tunisi al confine Algerino era organizzato su camion per evitare a noi "poveri" motociclisti di sobbarcarci 500km di trasferimento notturno. Il Natale lo abbiamo passato al confine nel disbrigo delle formalita' doganali... dalle 9 di mattina alle 15. Qui e'  iniziato il vero viaggio... o quasi.

Fin dal primo giorno un vento caldo che sollevava la sabbia ci stava accompagnando e questo rendeva qualche volta fastidioso il dover avanzare sulla dune. La polvere in sospensione riempiva il cielo con una foschia arancione che non faceva gustare a pieno l'essere all'inizio del Gran Erg Orientale. Alla sera il montare la tenda era una vera e propria impresa: al tramonto il vento aumentava e non c'era verso di riuscire brevemente di prepararsi per la notte. Tende che volavano, moto che cadevano erano all'ordine del giorno... la mia compresa!

Questo erg, a nord si presenta come basse dune cespugliose con una sabbia relativamente dura non eccessivamente impegnativa. Di tanto in tanto dei cordoni piu' alti e meno consistenti aumentano l'impegno e l'adrenalina ma si tratta di eventi al quanto rari.

La mattina del secondo giorno accadde l'incidente: un motociclista del gruppo cadde molto male e la gravita' dell'evento era testimoniato dalla impossibilita' dello stesso di sentire e muovere le gambe. Tramite il satellitare attivammo il meccanismo dei soccorsi che pero' non riusci a far venire un elicottero per recuperare il ferito a causa del vento che alzava la sabbia. Dopo 24 ore di continue assicurazioni che il mezzo stava per decollare, decidemmo di trasportare il farito in jeep al paese dal quale sarebbe dovuto partire per un ospedale europeo. 120Km di sabbia e dune percorse in 11 ore. Noi del gruppo ci fermammo al tramonto mentre il medico con le guide ed un'altra jeep proseguirono di notte.

La notte stessa un episodio inquietante ha scosso il gruppo. Io stavo dormento ma mi riferirono che dopo la mezzanotte si videro delle luci in lontananza. Intorno all'una, due camionette di militari armati raggiunsero il nostro campo chiedendo del capogruppo. Alcuni componenti ancora svegli si nascosero dietro le dune per non farsi vedere temendo potesse trattarsi di briganti che hanno l'abitudine di vestirsi da gendarmi per rapinare i turisti. Fortunatamente erano veri militari mandati dalle autoria' algerine per verificare l'esattezza delle informazioni relative al soccorso in atto. Fattosta' che la notizia dell'incidente si era diffusa a tutte le autorita' militari intorno all'erg orientale.

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La mattina dopo le due camionette ci scortarono fino all'asfalto. Da li' proseguimmo per Hassi Messaud per raggiungere chi aveva portato il ferito fino all'ospedale. In questa cittadina petrolifera facemmo conoscienza con Italiani che lavoravano in quella zone per conto di ditte italiane. Il nostro gruppo fu ospitato quello che poteva sembrare un oasi circondata da mura con guardie armate. Una piccola Italia nel cuore del deserto. Qui ci fecero cenare come nei migliori alberghi e ci trattarono come chi era scampato da un'avventura molto opprimente.